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giovedì 18 novembre 2010

Cino da Pistoia e Lucio Battisti

Siamo abituati a pensare a Dante come padre della nostra letteratura e primo nostro grande poeta. Tuttavia, come sempre accade, egli non ha operato nel vuoto, ma è stato preceduto da una tradizione che troppo spesso viene dimenticata. Tanto per fare un piccolo esempio, ecco qui di seguito una lirica d'alto stile predantesco, scritta da Cino da Pistoia; chissà se Lucio Battisti l'aveva letta, prima di scrivere la Canzone del Sole?


Omè, ch'io sono all'amoroso nodo
legato con due belle trecce bionde,
e strettamente ritenuto, a modo
d'uccel ch'è preso al vischio fra le fronde;
onde mi veggio morto, s'io non odo 
l'umile voce ch'a Pietà risponde,
ché come più, battendo, istringe il nodo,
così credo ch'Amor più mi confonde.
Confondemi crescendo tutte volte, 
sì come crescon nell'aureo colore
le belle trecce ch'al cor tengo avvolte.
Aiutami, PIetà, che n'hai valore;
ché sanza l'altre gran bellezze molte,
solo coi be' capei m'uccide Amore.

Qui Cino da Pistoia esprime il proprio sentimento d'amore con modulazioni dolci, profonde, musicali, nei suoi componimenti più felici e caratteristici, com'è appunto il sonetto. L'amore è per lui esplorazione psicologica e nostalgia ed è perciò un mezzo per conoscere meglio se stesso e gli altri, anche attraverso la rievocazione delle belle trecce di lei, qui molto penetrante e suggestiva.
Il testo è in quartine a rime alternate e terzine a rime invertite.

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