Il tempo che incalza,
che preme, che spinge
che immemore fugge
non sa
di un luogo lontano
vicino smarrito
tra la sua corsa e
l’eternità
E’ dove t’incontro
adesso, domani,
è il luogo del sempre,
del mai
E’ dove ti vedo,
ti parlo, ti ascolto
lì dove ancora
ci sei
e sulle ginocchia
mi tieni una volta
ancora mi chiami
palìn
io vado, tu vieni e
l’istante trattieni
che fugge ma non
se ne va.
1 commento:
Cristian Conti ha definito questa mia poesia "una bella poesia dell'ossimoro applicato al tempo e all'amore", dimostrando la sua consueta sensibilità ed acutezza di analisi. E' vero, vuol essere proprio questo, ma quello che Cristian non sa e che io non mi sono sentita di dire è che il tu della poesia è mio padre, che da tanto tempo non c'è più. E' l'amore che sconfigge il tempo, nel ricordo presente ed attuale, mentre ciascuno di noi due compie il suo percorso nel tempo consueto e lineare.
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