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mercoledì 29 settembre 2010

Alla Sera - Foscolo, il tempo e la morte

Il sonetto "Alla sera" di Ugo Foscolo mi è sempre apparso come una battaglia tra le forze inquiete della vita e l'immobile pace della morte. Nella prima strofa il poeta si rivolge direttamente alla Sera, con la S maiuscola, personificandola come l'immagine di una fanciulla, della quale dice "a me si cara vieni". Sembrerebbe un appuntamento amoroso,
se non fosse che, appena prima, essa è stata paragonata alla "fatal quiete". L'idea di un appuntamento galante aleggia nella mente dell'autore, tanto che la fanciulla- sera viene corteggiata dalle nubi e dai venti ("ti corteggian liete le nubi estive e i zefiri sereni"), ma ecco che subito dopo l'immagine diventa inquietante ("dal nevoso aere inquiete teneber e lunghe all'universo meni").
Tuttavia, il poeta ne resta comunque innamorato ("le secrete vie del mio cor soavemente tieni"). Anche il verbo che apre la prima terzina (vagar) è un verbo che si addice all'amore, in un verso che sembra ripreso dal Petrarca. Ed ecco che, subito dopo, l'incanto petrarchesco è rotto dal "nulla eterno" e dal tempo reo che fugge.
Man mano che si prosegue, le rime stesse diventano più ruvide: prima quiete/inquiete/liete/secrete, vieni/sereni/meni/tieni, poi orme/torme/dorme, fugge/strugge/rugge, con un incupirsi dei suoni delle vocali, con un indurirsi delle consonanti.
I temi tipici di Foscolo qui perdono le caratteristiche del classicismo per sfociare nell'inquietudine del primo romanticismo, di cui egli ci dà una delle più significative immagini nell'ultimo verso: "quello spirto guerrier ch'entro mi rugge".

LEGGI IL SONETTO:

Forse perché della fatal quiete
tu sei l'imago a me si cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

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