Le strade spaziose degli anni sfogliati
straniere e possibili ho percorso
bambina. Misteri di storie racchiuse
innumerevoli come i portoni
aprivano inediti squarci.
Casa precaria, cresciuta insieme
a me precaria ospite, in procinto
sempre di andare.
Ragazza, si apriva la piazza allo struscio
le vasche sul corso e le attese
sotto l’orologio era la vita, metafora
sperimentale di future libertà.
Giovane sposa legata, volgevo
le spalle alle strade già note
grondanti bugiarde adolescenti promesse
e lo sguardo ai miei monti, azzurro profilo
di non paghi desideri lontani.
Città di memoria e pensiero
ricordo di antichi ricordi
non miei. Dalle viscere
inusitate illusioni
di antiche vite risorgono
col fascino della morte.
Città di pensieri e memorie
nostalgica familiare
con miei – ora sì - ricordi
mi lega a quel vuoto
odierno di mattoni, che allora
era pieno di vita, quel luogo
che basta un cenno per ricordarlo
a chi c’era.
Città che oggi mi abbraccia
materna come una zia,
una madre non mia
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