Il tempo della scuola media è il tempo meraviglioso del
cambiamento, dell’imprevisto, della scoperta, della trasformazione. Se dovessi
descriverlo con un’immagine, lo paragonerei al bozzolo di una crisalide: prima,
c’era una piccolo bruchino, più o meno carino, più o meno fastidioso, ma con
una forma definita e precisa. È facile disegnare un bruchino: è un’immagine che
i genitori hanno ben in mente, che sanno ben descrivere. “Mio figlio è timido e
introverso”, “Mia figlia è tenace e studiosa”, “Mio figlio è un tenerone”…
Questo bruchino si approssima alla prima media e i genitori
lo presentano così, come lo conoscono bene: sanno ciò di cui ha bisogno e ciò
di cui deve fare a meno, conoscono alla perfezione le caratteristiche che dovrà
avere il suo insegnante ideale, temono gli altri insetti che si aggirano per le
aule (“tutti questi bulli”), dimenticando che anch’essi erano teneri bruchini
quando sono arrivati, si scandalizzano quando gli si fa notare che tante cose
cambieranno, che nascerà l’interesse per l’altro sesso (“Non mio figlio, è
ancora così bambinone”).